mercoledì 11 aprile 2012


Questo blog è il frutto della mia immensa passione per la psicologia e nasce a scopo puramente informativo. Parte del materiale presente non è di mia proprietà, e a tal proposito ho posto particolare attenzione alla citazione delle fonti da cui ho attinto le informazioni.

La parola comunicare deriva dal termine latino “communis” ed il vocabolo significa mettere in comune con gli altri qualche cosa; ciò può essere un’idea, un pensiero, un modo di fare le cose ed indica il processo attraverso cui vengono scambiati messaggi tra più individui. Le prime argomentazioni sulla teoria della comunicazione fanno riferimento alla scuola di Palo Alto che affermano quanto segue: “E’ impossibile non comunicare”. L’essere umano non è un qualcosa isolato dagli altri, anche quando è silenzioso. Comunichiamo sempre qualche cosa, anche quando pensiamo di non farlo, perché tutti i comportamenti sono comunicazione, inviano messaggi ad altri, sia che lo si voglia o meno. Il comportamento non ha un suo opposto: l’attività o l’inattività, le parole così come i silenzi hanno tutti valore di messaggio. Non esiste azione o parola umana che non ci metta in comunicazione con le persone che ci circondano. Se una persona con il suo essere inattivo, con i suoi silenzi, esplicita la volontà di non comunicare con un altro individuo, egli comunque ha comunicato di non voler comunicare. Nella comunicazione possiamo definire due differenti modalità: ad una via ed a due vie. La modalità comunicativa ad una via è caratterizzata dall’elevato numero dei destinatari a cui è rivolta, dalla semplicità del messaggio, dall’obiettivo già stabilito, dall’assenza di conflitti ed i tempi brevi. La modalità della comunicazione a due vie è caratterizzata da un basso numero di destinatari, dalla complessità del messaggio ed una probabile presenza di situazioni conflittuali, dall’obiettivo da decidere e dai tempi lunghi. Ne consegue che per comunicare in modo corretto è necessario conoscere i meccanismi ossia a quali regole obbedisce la comunicazione, il contesto e cioè in che ambiente si comunica, i destinatari che sono coloro ai quali ci si rivolge ed infine gli obiettivi vale a dire perché si comunica. Per comunicare in modo corretto è necessario sapere la validità dell’efficacia di una comunicazione che si basa sulla percezione del ricevente non sulle intenzioni dell’emittente. Il saper comunicare con gli altri è indispensabile e saperlo fare in maniera appropriata può favorire situazioni di successo.
Molto spesso la mancanza di attenzione verso il prossimo, è uno dei più grossi pericoli della nostra civiltà. Ciò che distingue un essere umano da un altro, soprattutto al giorno d’oggi, sono la sensibilità, il tatto, il rispetto, la disponibilità, le buone maniere e l’amore nei confronti degli altri. Queste caratteristiche tipiche del comportamento ottimale dovrebbero essere un dovere nei confronti degli altri ma anche verso noi stessi. In una corretta comunicazione ci sono alcuni elementi indispensabili: l’ascolto attivo intendendo l’essere partecipi a ciò che ci viene detto, l’attenzione e fiducia rivolta nei confronti del nostro interlocutore, l’interessamento vivo per l’argomento in questione. Ogni comunicazione ha un aspetto di relazione ed uno di contenuto. Ogni informazione che viene trasmessa contiene delle notizie che formano il contenuto del messaggio. Prestando attenzione al contenuto del messaggio non è possibile, però, comprenderne il significato. Se ad esempio un allenatore dice:”Fate bene attenzione a ciò che sto per dire” il significato di questa affermazione cambia in maniera radicale a seconda se viene espresso in modo annoiato, aggressivo o partecipato. In altri termini, ciò che ci fa comprendere come capire e situare in uno specifico contesto questo messaggio è costituito dal modo in cui viene espresso. E’ l’aspetto di relazione che definisce in che modo si deve interpretare il significato letterale di questa comunicazione. L’aspetto di contenuto trasmette quindi la componente informativa della comunicazione mentre l’aspetto di relazione trasmette come deve essere inteso lo stesso messaggio. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari. Nella relazione complementare un partner assume la posizione superiore o primaria, e l’altro quella inferiore o secondaria. Questi termini risultano essere efficaci sino a quando non vengono equiparati a buono/cattivo, forte/debole, alto/basso etc.. La posizione superiore, infatti, indica solo il ruolo di guida svolto da un soggetto sull’altro come ad esempio accade nei rapporti interpersonali madre/figlio, medico/paziente, dirigente/impiegato. La complementarietà non presuppone un comportamento autoritario, bensì ad esempio medico e paziente accettano, sulla base di ruoli differenti, il primo di stabilire una idonea terapia ed il secondo di farsi curare, secondo le modalità stabilite dal primo. Nella relazione simmetrica, invece, lo scambio comunicativo è basato sull’uguaglianza ed il comportamento del partner tende a rispecchiare il comportamento dell’altro.
Tutte le comunicazioni sono composte di due aspetti: verbale e non verbale. Il linguaggio verbale permette di esprimere il contenuto del messaggio e consente di scambiare messaggi informativi estremamente specifici, complessi e di elevato livello di astrazione. Il linguaggio non verbale comprende non solo il linguaggio del corpo ma anche le inflessioni tipiche della voce, la sequenza, il ritmo e la cadenza del linguaggio stesso. Saper comunicare verbalmente bene è molto importante poiché occupa circa l’80% del nostro tempo. Le attività di comunicazione sono così mediamente distribuite: 45% ascoltare, 30% parlare, 16% leggere, 9% scrivere. La maggior parte del tempo che passiamo a comunicare, la facciamo con due o più individui ed è, proprio per questo motivo, importante saper ascoltare e saper parlare in maniera efficace. Lo scambio comunicativo nella comunicazione verbale avviene secondo delle fasi ben definite: 1) la comunicazione inizia quando si decide di inviare un messaggio a qualcuno per informarlo su qualcosa di specifico 2) si traduce in pensieri e sentimenti da comunicare in uno specifico messaggio 3) il messaggio viene trasmesso attraverso vari canali comunicativi che possono essere sia verbali che non verbali 4) il ricevente decodifica il messaggio: ascolta e capisce 5) il ricevente riflette sul messaggio e sviluppa pensieri e sentimenti 6) il ricevente decide di rispondere e così inizia una nuova comunicazione. Nella comunicazione non verbale tra due persone, l’impatto globale del messaggio dipende per la maggior parte (circa il 55%) dal linguaggio del corpo, poi dal paralinguaggio (circa il 38%) ed infine dalla componente verbale (circa il 7%).
Quello che noi diciamo è sicuramente importante, ma lo è altrettanto se non di più, il modo in cui esprimiamo le informazioni trasmesse. Se, ad esempio, domando ad una persona “ Cosa ti è successo?” e la sua risposta verbale è “ Niente”, mentre quella non verbale è “ Si gira dall’altra parte, alza le spalle o sbuffa”, la risposta ha un altro significato rispetto a quello espresso verbalmente e vuole dire:” E’ successo qualche cosa ma non te lo voglio dire”. E’ utile inoltre ricordare il paralinguaggio che si riferisce alle componenti vocali del linguaggio, considerate separatamente dal significato delle parole. Le componenti del paralinguaggio sono il volume (che indica la forza di suono e, quindi se la persona parla a voce alta o bassa), il tempo (che è la velocità di emissione delle parole), il ritmo (che indica il succedersi ordinato nel tempo delle parole e la frequenza con cui le varie fasi di una argomentazione si succedono), la risonanza (che indica la sonorità di una voce), l’articolazione (che indica la comprensibilità delle parole pronunciate) ed il timbro (che indica la qualità del suono emesso).